venerdì 20 maggio 2016

Risposte difficili


E' domenica pomeriggio. Non ci sono grandi cose da fare. E decidiamo di buttarci tutti a letto, una di quelle dormite pigre che si dovrebbero fare almeno una volta a settimana, ma poi le sostituiamo con altri impegni meno benefici.
Lui dice che non dorme. Lui è grande e non riposa di pomeriggio. Invece dopo qualche minuto chiede di entrare nel lettone, un po' si vergogna, ma viene lo stesso. Dice che vuole solo rimanere con gli occhi aperti.
Ma alla fine ci addormentiamo tutti, con quel sonno pesante che ti sembra di dormire sotto il materasso e le doghe invece che coperto da un leggero piumone.
Dopo un po', incapace di godermi questo riposo gratuito, mi sveglio. C'è luce nella stanza, abbiamo lasciato la tapparella aperta. In mezzo al lettone c'è lui, che dorme profondamente. Mi giro sul fianco e approfitto per guardarlo. Ormai è da tanto tempo che non si fa studiare così da vicino.
Ha il viso completamente rilassato e incredibilmente, lui che è un groviglio di nervi e pensieri anche mentre dorme, non ha addosso una goccia del suo solito sudore.
Guardo la sua pelle liscia e mi chiedo quando succederà che quella pelle perfetta si ricoprirà di peluria e bruffoli, sperando che sia il più tardi possibile, che rimanga ancora piccolo per un po', con il suo viso morbido e lontano dall'incasinata adolescenza.
Ha la fronte di suo padre, le sopracciglia scolpite e le ciglia scure, gli occhi che cadono giù e sembrano tristi anche quando non lo sono. Respira piano, forse fa dei sogni belli, chissà.
E' magro, il piumone sopra di lui è quasi liscio. Mi sembrano tutti così minuti quando dormono...
Avvicino il mio viso al suo e sorrido pensando alle sue smorfie da sveglio ogni volta che cerco di baciarlo. Lui ormai è lontano dalle coccole e gli abbracci li dosa con parsimonia.
Lui, che quando ha saputo poche ore prima che la fatina dei denti arriva solo per fare felice i piccoli ha risposto semplicemente "lo sapevo già", in un tono tra il sollievo e la delusione, diventando un po' più grande.
Dopo si è svegliato, e mi ha guardato per un attimo imbarazzato di trovarsi in mezzo a mamma e papà , una così evidentemente infantile sotto la luce del sole pomeridiano. Chiedo se ha riposato bene e dice imbronciato che non ha dormito assolutamente niente perché lui non dorme nel lettone. Figurarsi.
Poi si rilassa di nuovo e parliamo piano mentre si svegliano gli altri. Ma prima dell'arrivo dei suoi fratelli in stanza si presta a saziare la sua nuova e splendente curiosità, quella di chi guarda da sopra la spalla la prima infanzia. "E quindi, Babbo Natale?, voglio la verità, però".
Eccolo. Lui forse è pronto, ma noi no.
"Quello è vero. Sennò come si fa con tutti i regali? E poi una volta l'hai visto, ti ricordi?".
Allora tace guardingo e si fa andare bene la risposta, perché anche lui preferisce così. Per ora.
Ed è quello l'istante dove si capisce, come in un'ondata di paura, che le Domande con la d maiuscola sono a malapena iniziate.

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