giovedì 28 aprile 2016

I fotogrammi

Vorrei sviluppare tutte le vostre foto. Vorrei tappezzare i muri con i vostri sorrisi. Con le vostre lacrime. Alzare lo sguardo e vedere i vostri occhi svegli, i nostri assonati. Le vostre facce lisce e le nostre occhiaie. Fermare sulle pareti i momenti belli e quelli brutti. Lasciare stampato quando eravate piccoli e noi più magri. Quando siete cresciuti e noi anche. Quando avevate i cappelli corti e poi lunghi. Quando i nostri hanno cominciato ad imbiancare. Vorrei vedere le foto che non ci sono ma le tengo in testa, quelle dei piedi minuti che diventano grandi. Pareti piene di baci e abbracci, di spinte e di graffi. Piene di ferite e di cerotti miracolosi. Guardarmi intorno e vedere noi che non sbiadiamo, che cambiamo, che siamo sempre noi, che ci attorcigliamo per separarci di nuovo. Vorrei sviluppare la mia mente intera per non perdermi un attimo. Voi che dormite e noi che ci svegliamo. Voi che lottate contro di noi e noi che non vinciamo quasi mai. Aprire le finestre senza far volare via le immagini appese. E incollare ancora e ancora ogni minuto, tutta presa dalla paura che si sovrappongano i ricordi. Ma dicono che non succederà. E che dentro di me, nonostante gli anni e i centimetri che si alzano, rimarrà ogni vostro fotogramma.

sabato 2 aprile 2016

Posti belli e affabili


Sarà che è stata una vacanza programmata all'ultimo, prendere o lasciare. Sarà che la voce al telefono è bastata per confermare che quella foto scarsa prometteva molto di più. Sarà che è filato tutto liscio, prima, dopo e durante. Che siamo stati tutti quasi bravissimi e forse un po' ne avevamo bisogno. Sarà che una volta tornati mi sono accorta che il lavoro è rimasto semplicemente dimenticato sul pavimento di casa mentre uscivamo con le valige e che certi argomenti non sono nemmeno riusciti a seguirci dopo il casello dell'autostrada. Sarà che il tempo è volato tra panini e camminate, tra animali e panorami meravigliosi. Sarà che i bimbi son più grandi, e noi pure. E forse siamo capaci d'imparare che ci si può guardare intorno, usare anche inutilmente il tempo, lasciar camminare i figli vicino ai burroni o far andare le giornate senza mai guardare l'ora senza sensi di colpa. Sarà che è uno di quei posti affabili e belli, a misura di noi.
Sarà. Ma un pezzetto di cuore l'abbiamo lasciato sul tappetino della casa, con la promessa di tornarci, con i bagagli e le menti ancora più vuoti e con altri sentieri nuovi da percorrere nello zaino.